Clint Eastwood e l’evoluzione dei western

La scoperta dell’America nel 1492 segnò l’inizio dell’Era Moderna e fu una rivoluzione. Esattamente cinquecento anni dopo, un’altra piccola rivoluzione sconvolse il genere western, rinnovandolo e riportandolo al successo di pubblico e critica. Era il 1992 e, nelle sale, usciva Gli Spietati di Clint Eastwood.

Destinato a conquistare ben 4 premi Oscar (Miglior film, Miglior regia, Miglior attore non protagonista, a Gene Hackman, e Miglior montaggio) questa pellicola ha permesso a Eastwood di scolpire nella pietra le nuove leggi del genere.

Il crollo del mito del Far West

Da eroi invincibili e senza macchia, i pistoleri sono ormai vecchi e stanchi, animati da sete di vendetta e pochi ideali, uniti da storie di lutti e dolore. I quattro protagonisti, tutti mostri sacri del cinema, da Eastwood a Hackman, da Morgan Freeman a Richard Harris, si muovono in un West dove ormai i sogni di ricchezza sono svaniti, e restano solo il fango e le macerie di una società in degrado.

Il riscatto esiste, ma bisogna cercarlo nella piccola storia, nel salvare una sola anima dalla perdizione, nel vendicare puntualmente un torto orribile e spregevole. Non è un mondo epico, ma essenziale, scaldato solo da qualche sorriso e dalla speranza di una morte se non serena, almeno giusta.

 


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